Ci sono momenti in cui anche le persone più decise si bloccano.
Non per mancanza di coraggio, ma per troppa mente e poca connessione con sé stesse.
Non è mia intenzione elencare qui alcuni motivi dietro un blocco decisionale, peraltro validi, come possono essere l’eccesso di informazioni, la paura dell’errore o del giudizio o ancora un sovraccarico emotivo, il perfezionismo o la sfiducia nel proprio giudizio.
Voglio portare la tua attenzione sul tema dell’allineamento.
Il blocco decisionale non è un errore da correggere, ma un messaggio da ascoltare: un segnale che serve rallentare, osservare e ritrovare allineamento tra pensiero, emozione e azione.
Il blocco decisionale non è un limite, ma un invito: a fermarti, ascoltarti e scegliere in modo più autentico.
Quando mente e cuore non stanno dialogando, si può trasformare il blocco decisionale in un’opportunità di consapevolezza e leadership personale.
A volte non serve più analisi, ma più fiducia. Non più controllo, ma più consapevolezza. Non più certezze, ma più presenza. E allora il blocco decisionale smette di essere un ostacolo, e diventa una soglia: un’occasione per riconnettersi con la propria essenza.
Infatti, decidere è un atto di leadership: ogni decisione — piccola o grande — è un atto di leadership personale, che significa scegliere consapevolmente, accettando di non sapere tutto, ma fidandosi del proprio processo.
Decidere significa scegliere chi vogliamo essere in quel momento. È un atto di responsabilità, ma anche di fiducia verso sé stessi.
Il vero potere decisionale non nasce dal controllo, ma dalla connessione con sé stessi.
E quando questa connessione è solida, la scelta diventa naturale, fluida, coerente.
Si tratta di accettare che la decisione perfetta non esiste: esiste quella autentica. E ci si arriva ascoltando anche i segnali del corpo, visto che spesso “lui” sa ben prima della mente.
Se la tua abitudine è quella di scrivere una lista di pro e contro, di solito tenendo a mente solo le conseguenze concrete, sappi che occorre integrarla con i segnali del corpo, con i tuoi valori, con l’immagine del tuo Sé “migliore” cui tendi. E a cui devi aggiungere un limite di tempo per la decisione, perché altrimenti potresti tendere all’indecisione perfezionistica infinita. Tieni presente che il pensiero si forma agendo, così come la motivazione si rinforza attraverso l’azione.
La chiarezza spesso non arriva prima della decisione, ma grazie ad essa. Solo agendo possiamo verificare, correggere, imparare.
Per concludere, permettimi di offrire un’aggiunta alle domande che ti fai quando compili la tua lista “pro-con”, che trovo utili soprattutto, ma non solo, per una persona con responsabilità dirigenziali in ambito lavorativo:
- Ciò su cui stai decidendo, che probabilità ha di verificarsi?
- Se si verifica, quale potrebbe essere il suo impatto sulla situazione attuale?
- Qual è l’urgenza di prendere una decisione al riguardo?
- L’opzione che sto valutando come soluzione è reversibile?
- Ho (o abbiamo) le risorse per mettere tale soluzione in opera?







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