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Ep. 44 – Su quale “me” sto facendo progetti? (seconda parte): Lo Specchio dei Sé

11.11.2024

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Trascrizione episodio

Il problema di definire il nostro Sé è un pochino più complicato di quanto a prima vista possa sembrare. Infatti, è un po’ come se ci mettessimo davanti a uno specchio e invece di vedere una figura riflessa, noi stessi, ne vedessimo tre. Ascoltando, fai attenzione ai verbi volere piuttosto che dovere.

Una figura riflette ciò che pensiamo di essere. Questa figura riflessa la chiameremo Sé attuale.

Un’altra figura che lo specchio immaginario ci presenta è il Sé ideale, ovvero ciò che vorremmo essere.

La terza figura riflessa rappresenta il Sé imperativo: ciò che pensiamo che gli altri pensino dovremmo essere.

Un’ulteriore complicazione deriva dal fatto che il Sé ideale può essere costruito sia da come vorremmo essere, che possiamo chiamare Sé ideale proprio, sia da come gli altri vorrebbero che fossimo, il Sé ideale secondo gli altri.

Il Sé imperativo può essere costruito a partire da come crediamo di dover essere, ma anche da come gli altri ritengono che dovremmo essere. Nel primo caso lo chiameremo Sé imperativo proprio, nel secondo caso Sé imperativo per gli altri.

Questa distinzione ci serve per delineare le conseguenze sui nostri pensieri, emozioni e motivazioni, che risultano dalle discrepanze tra il nostro Sé attuale e ognuno degli altri Sé.

Immagina, o cerca di ricordare, una situazione in cui ti sei impegnata in un progetto, sia lavorativo che extra-lavorativo, in cui l’esito non sia stato positivo per te.

Potrebbe trattarsi anche di una situazione relazionale con una persona per te importante, in cui ti sei ritrovata ad agire, prendere decisioni, reagire a problemi.

Ora ascolta quanto segue e vedi se ti sei ritrovata in una di queste quattro situazioni. Ti consiglio di prendere appunti su un quadernetto perché ti torneranno molto utili.

  1. Pensa ad una situazione in cui non ti sei sentita adeguata a ciò che avrestivoluto essere (discrepanza tra Sé attuale e Sé ideale proprio). Prova a ricordarne il contesto: dov’eri, cosa stavi facendo, con chi eri. Prova a ricordare qual era la tua intenzione, il tuo obiettivo, cosa volevi o ti aspettavi di ottenere. E poi cosa invece è successo di diverso. Prova a rimetterti in contatto con ciò che hai provato come conseguenza: forse delusione, insoddisfazione, magari scoraggiamento? Hai avuto la tendenza a ritirarti, a chiuderti, a provare disinteresse? O invece ti sei sentita stimolata a fare il possibile per raggiungere il tuo ideale, cioè come avresti voluto essere in quel frangente, mettendo in atto progetti di autosviluppo? Vedi come sia importante non mettere l’asticella del tuo obiettivo troppo in alto tanto da precluderti la possibilità di raggiungerlo? Il Sé ideale (ciò che vorresti essere) deve essere ambizioso ma raggiungibile, e rappresentare un Sé migliore e orientato al tuo benessere (e di chi ci sta vicino). Nella Mora Magica indico quanto sia importante puntare sulla versione migliore di Sé (ciò che chiamo il BEST SELF).
  2. Prova adesso a ricordare una situazione in cui ti sei visto diverso da come credevi di dover essere (discrepanza tra Sé attuale e Sé imperativo proprio). Come nel punto precedente, ripensa al contesto, con chi eri, cosa pensavi di dover fare e cosa hai invece fatto. Cos’hai provato appena ti sei accorto di non aver agito come pensavi avresti dovuto? Forse rammarico, dispiacere, senso di colpa? Poi cos’hai fatto come conseguenza di come ti sei sentito? Normalmente in queste situazioni attribuiamo il nostro “insuccesso” allo scarso impegno che ci abbiamo messo, e probabilmente metteremo in atto quanto ci è possibile per ottenere un risultato migliore in futuro.  È successo così nel tuo caso? Occorre qui che tu metta attenzione al verbo dovere. Ogni volta che dobbiamo, la motivazione che regge il nostro comportamento deriva quasi esclusivamente dalla volontà. Poiché lo sforzo legato all’azione derivante dalla volontà richiede una grande quantità di energia psichica, non può reggere a lungo se non è sostenuto da altri elementi interiori che ci spingono verso l’obiettivo. Ogni volta che crediamo di dover essere, dobbiamo chiederci se questa credenza l’abbiamo vagliata criticamente con la nostra coscienza di adulti, o l’abbiamo incorporata in modo acritico a partire dalla nostra infanzia. Perché credi di dover essere così? C’è dietro un valore importante per te?
  3. Ora ripeti lo stesso esercizio per una situazione in cui ti sei vista diversa da come tu stessa e gli altri avrebbero voluto (discrepanza tra Sé attuale e Sé ideale per gli altri). Magari hai provato vergogna e imbarazzo, irrequietezza, ansia. Può essere che ti sia ritenuta incapace di agire meglio e avuto paura di fallire nella stessa situazione da lì in poi. È chiaro che questa è una situazione un po’ più complicata rispetto alla prima, perché il nostro ideale (magari difficilmente raggiungibile) coincide con le aspettative altrui, quindi subiremo contemporaneamente una pressione interna e una sociale esterna.
  4. Infine, ripeti l’esercizio provando a ricordare una situazione in cui ti sei percepito inadeguato rispetto a come gli altri ritengono che avresti dovuto essere (discrepanza tra Sé attuale e Sé imperativo per gli altri). È probabile che tu abbia provato paura e una sensazione di minaccia.

Spesso la conseguenza è che affronteremo le stesse situazioni solo se saremo costretti dal contesto o solo dietro ricompensa esterna, e daremo la colpa dei fallimenti a cause esterne. È successo anche a te?

Quando agiamo in questo modo, lo facciamo per evitare colpa e ansietà, oppure per mostrarci orgogliosi, per mantenere una sensazione di valore di noi stessi. Facciamo le cose perché dobbiamo farle, per ottenere dei risultati esterni alle attività, per evitare conseguenze penose, e non per il piacere dell’attività in sé stessa.

Un passo importante per comprendere la propria motivazione e le proprie aspirazioni, consiste nell’identificare le differenze tra i Sé attuali, quelli ideali e quelli imperativi. Noi siamo più motivati a focalizzarci sui Sé ideali piuttosto che su quelli imperativi, perché i primi colgono obiettivi più personalizzati e intrinseci.

Se nelle nostre aspirazioni la maggior parte degli elementi provengono dai Sé ideale per gli altri e dal Sé imperativo per gli altri, la nostra motivazione porterà ad un percorso che non reggerà a lungo e sarà molto faticoso, perché scarsamente allineato con la nostra essenza e quindi sostenuto prevalentemente dallo sforzo di volontà.

Nella parte pratica della Mora Magica troverai quali strumenti utilizzare per conoscere più approfonditamente chi sei ora (il tuo Sé attuale), e anche come vedere meglio le immagini riflesse del tuo Sé: quello ideale, quello imperativo per te e per gli altri.

Come penso tu stia immaginando, avere un’idea quanto più possibile chiara di queste immagini ti consentirà di impostare una direzione chiara e procedere di conseguenza nella tua vita.


Tratto da “La Mora Magica – riaccendi l’energia interiore e ritrova la passione del fare”. Tutti i diritti riservati.

picture credits: Cottombro on Pexels


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