L’immagine che descrive meglio questo auto-sabotaggio interiore è quella del mito di Sisifo, che Zeus aveva condannato a spingere con enorme sforzo una pietra pesantissima fino alla cima della montagna, per poi vedersela cadere e dover ricominciare tutto daccapo, per l’eternità. E questo perché Zeus voleva punire Sisifo per la sua acutezza di mente.
Gli aspetti positivi di questo auto sabotaggio sono l’efficienza, la tenacia, la capacità di applicarti, sei insomma un osso duro. Però fondamentalmente non scegli: ti applichi con molta diligenza, ma senza sapere bene dove stai andando, se ciò che fai cioè ti interessa e soprattutto ti piace. Il tuo è un pedalare a testa bassa.
I tuoi atteggiamenti sono spesso di rinuncia, sei insoddisfatto, qualche volta aggressivo, provi invidia o rancore. Qualche volta sei svalutante nel giudicare situazioni e persone, sei critico, alle volte sarcastico, ti giustifichi, spesso dici “proverò…cercherò…”.
Questi tuoi atteggiamenti possono portarti all’isolamento e provocare conflitti nelle relazioni, insoddisfazione e inconcludenza nella tua vita.
La convinzione interiore è: “Non sono tanto bravo quanto penso di essere”. Quindi metti in atto, inconsapevolmente, tutti i comportamenti che ti porteranno in qualche modo a fallire. Sei in eterna competizione, sempre confrontandoti con gli altri. Vuoi tutto o niente: o giochi a Wimbledon o non giochi a tennis, o fai la prima ballerina o rinunci del tutto a ballare, devi essere l’ospite più ammirato o non vai per niente alla festa.
Quando sei lì per farcela, trovi un modo per sfuggire alla competizione trovando una giustificazione a te stesso: “Non ne vale la pena”, “se solo mi impegnassi veramente, sarei il migliore”. Inizi tanti progetti, ma non li porti a compimento: arrivi al ‘quasi’. Il non portare a compimento le tue imprese ha lo scopo di difendere la tua autostima: rimane così nell’aria il dubbio se, avendo portato a termine la tua opera, questa sarebbe stata un successo o un fallimento. Per giustificare la rinuncia, poi, ci sono tante scuse: “Se avessi voluto, avrei potuto farlo”, “Non è abbastanza interessante”, “meglio di niente…” ecc.
Ti senti fondamentalmente frustrato e spesso invidioso. E’ un po’ come se ti fossi sacrificato fino ad oggi per qualcosa di non tuo. Come se fosse una vita che fai il bravo bambino, applicandoti con il massimo sforzo in tanti compiti che non hai scelto tu, che non ti piacciono, che t’interessano poco. Così sei sempre alla ricerca dell’occasione della vita, quella giusta che dimostrerà a te stesso e agli altri quanto vali, finalmente. Per poi sabotarti quando stai per riuscire…
Tutti qualche volta possono non riuscire, gli insuccessi sono parte inevitabile della vita.
Tu sei perfettamente in grado di riuscire. E, soprattutto, puoi scegliere: puoi ascoltare le tue inclinazioni, fare ciò in cui riesci bene e che ti piace. Hai bisogno di rimetterti in contatto con le tue sensazioni e di considerare le tue capacità.
Hai bisogno di darti questi permessi:
Puoi sentire
Puoi scegliere cosa fare
Puoi sbagliare
Puoi farcela
Il tuo ‘mantra’ è
Puoi farlo con successo.
Picture Credits: Andrea Piacquadio on Pexels
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