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Ep.29 – Le Tattiche del Potere

16.04.2024

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Trascrizione episodio

Questo episodio chiude il trittico sul Potere, insieme ai due precedenti che trovate nel mio blogcast.

Comincio con una tattica di potere positiva, che è quella svolta dal ruolo di difensore: in questo caso la difesa rappresenta un impiego benevolo del potere a favore di coloro che, di fronte ad un altro tipo di potere, sono più o meno inermi. Ad esempio, il difensore che viene attribuito al cittadino sottoposto al giudizio di una corte, è una forma di difesa “strutturata” prevista dal sistema giudiziario dei Paesi democratici. Anche nei mezzi di informazione sono previste forme di difesa del cittadino, se pensiamo a certe trasmissioni televisive, così come le associazioni a difesa del consumatore o alla figura del cosiddetto “mister prezzi”.

La difesa è quindi una forma di potere che ci ricorda che esso non è buono o cattivo di per sé.

Vediamo ora alcune tattiche negative, come ci ricorda Althea Horner nel testo che ho seguito in questi ultimi tre episodi.

La “cura” del silenzio

Questa è una forma particolarmente sadica di esercitare il potere e devastante per le relazioni. In effetti, come fa notare la Horner, il silenzio comunica un messagio del tipo “Io non mi accorgo nemmeno che esisti”. Questo tipo di manipolazione la ritroviamo specialmente nelle relazioni intime, quelle dove purtroppo la cura del silenzio ha un impatto maggiormente devastante. Ad esempio il genitore che lo impone ai figli perché non si sono comportati secondo le sue richieste, tra l’altro spesso irrazionali e manipolative. Oppure tra coniugi, anche qui con intento manipolativo. E spesso l’adulto che lo ha subito nell’infanzia ha imparato la cura del silenzio come tattica efficace di potere.

La Derisione

Deridere significa schernire, beffare, prendere in giro, ridere alle spalle. Ovvero, non è “ridere con” bensì “ridere di”. Tenetelo presente quando vi sentite confuse e per di più il derisore vi dice che non avete senso dello humor. Infatti, la derisione è una forma di aggressione ostile che viene negata da chi la compie con la tipica frase “Ma dai, è solo uno scherzo, ma non hai proprio il senso dell’umorismo!”

In realtà, la persona derisa è resa ancora più impotente da questa frase e si sente umiliata, perché una sua eventuale reazione viene bloccata dall’etichetta di essere una persona che non sta agli scherzi. La tattica della derisione deriva da un potere illusorio e compensativo di chi la mette in pratica , perché è un modo di rivoltare la situazione e far sì che il deriso si trovi adesso in uno stato di inferiorità, in cui chi deride si è già trovato.

Come ci ricorda la Horner, “questa tattica di potere protegge dall’ansia di essere impotente e compensa la vergogna di essersi trovati in quella posizione”.

La Critica

Dobbiamo qui distinguere la critica (o la lode) che proviene da un sentimento di superiorità, dalla critica o lode sincera emesse a partire da un sentimento di parità (pur avendo magari una posizione superiore per ruolo). Se nel primo caso è un atto di potere, visto che ci si arroga il potere di giudicare da una posizione di superiorità, nel secondo caso è un feedback sincero dato con l’intento di rendere attento l’interlocutore su qualche comportamento potenzialmente dannoso o riconoscerne un merito condividendone la gioia.

La Horner ci mette in guardia rispetto al fatto che la critica nelle relazioni interpersonali intime spesso contiene più elementi di potere e controllo che non un sincero desiderio di aiutare l’altro. Dato che la critica si nasconde dietro il desiderio di aiutare, le questioni di potere sono vieppiù difficli da riconoscere e affrontare.

Le Parole

Inutile ricordare che le parole possono ferire più della spada, e purtroppo lo vediamo continuamente nell’uso dei social, che spesso diventa particolarmente deleterio per i giovanissimi ma non solo.

Mi piace però ricordare un’annotazione della Horner riguardo chi deve sempre avere l’ultima parola: questa persona “è più interessata a stabilire potere e controllo sull’altro che ad avere una reale comunicazione, una trattativa o una risoluzione di conflitti. Il bisogno di potere fa scomparire la possibilità di intimità”.

Elitarismo

Quando un gruppo organizzato che ha uno scopo e interessi comuni ha una volontà di potenza, esso diventa un gruppo elitario. Affermando una propria superiorità, giustifica il potere che si arroga. Allarga sempre di più la propria sfera di potere, ammantando le sue azioni di virtù in quanto dirette e istruite da valori superiori, secondo quanto i suoi appartenenti vogliono far credere e quanto si autoconvincono attraverso la razionalizzazione. In realtà, il propellente dell’elitarismo è la ricerca del potere e del controllo.

Chiedendo di associarsi a questi gruppi, i postulanti sperano attraverso l’appartenenza all’associazione di acquisire anch’essi potere e prestigio.

Se poi pensiamo al meccanismo con cui le marche di lusso conquistano clienti, è evidente che attraverso l’esibizione del possesso di quella merce, di qualsiasi forma si tratti, gli acquirenti desiderano far proprio lo status prestigioso che tale merce rappresenta.

Ostentazione di conoscenze importanti

Oltre alle merci di lusso, anche l’ostentazione di conoscenze importanti viene utilizzata come tattica di potere che è associata all’elitarismo. Spesso le conoscenze che si ostentano sono marginali e casuali, ma vengono spacciate per intime e di lungo corso. È una tattica collegata all’illusione di potere.

Althea Horner conclude la sua disamina delle tattiche di potere con alcune affermazioni davvero utili e importanti ad ogni livello sociale, che condivido in pieno:

Il potere è un fatto inevitabile della vita. Nella nostra cultura l’ambizione al potere è data per scontata, ma più diventiamo consapevoli delle questioni di potere e siamo in grado di separarle dal problema immediato che ci troviamo davanti, più saranno costruttive le nostre scelte e le nostre risposte. In molte situazioni, ci ammonisce l’autrice, “possono esserci momenti in cui si deve perdere una lotta di potere interpersonale per poter raggiungere un obiettivo importante. Se l’orgoglio diventa il punto dominante, e se perdiamo di vista le questioni più ampie, potremmo finire come vincitori che si trovano a mani vuote.”

Bibliografia: Althea Horner, Il Desiderio del Potere e la Paura di Possederlo, Astrolabio

Picture credits: Dmitry Sidorov on Pexels

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