POTERE INTRINSECO
È il potere del Sé che si esplica attraverso il senso di padronanza e di competenza nel trattare le cose e le persone.
Chi ha potere intrinseco ha la sensazione di avere un impatto, di essere efficiente e importante, di avere un proprio posto legittimo nel mondo e nelle relazioni. Come afferma Althea Horner, “coloro che sperimentano pienamente e senza conflitti il proprio potere intrinseco hanno i piedi ben piantati nella realtà, contrariamente a quelli che cercano di vivere un’esistenza immaginaria e illusoria: l’illusione di una grandezza e onnipotenza che mascherano una condizione di indegnità e impotenza. Il potere reale trascende i capricci del caso o della fortuna, consentendo all’individuo di perseverare, e anche di trionfare, nelle avversità.”
Se l’emozione che accompagna l’esperienza del potere è una sorta di stato di eccitazione, quando essa raggiunge un estremo patologico diventa maniacale, con derive di onnipotenza.
Potere e volontà sono strettamente intrecciati: il senso di padronanza che deriva dall’esprimere con successo la propria volontà, porta al sentimento di potere intrinseco. Dall’intenzionalità realizzata in azioni concrete deriva l’impatto che possiamo avere nel mondo che ci circonda. Ed è ovvio che per poter vivere nel mondo sociale, la nostra volontà dovrà venire a patti con la verifica di realtà e l’attenzione verso gli altri.
Il potere intrinseco può essere sperimentato solo da un sé vero e autentico, in termini di identità, padronanza e intenzionalità: possiamo cioè affermarlo in termini di Io sono, Io posso e Io voglio.Infatti, se non abbiamo un chiaro senso della nostra identità non sappiamo nemmeno cosa vogliamo e veniamo percepiti come privi di una volontà propria. La perdita di potere intrinseco che ne deriva potrebbe essere sostituita dal potere illusorio, che è un tentativo di proteggersi dalla sensazione di impotenza e fragilità, ma la cui espressione è distruttiva.
Lo studioso Stensrud, citato dalla Horner, fa notare la prospettiva taoista secondo cui “Quando non c’è alcuna necessità di avere potere o di guadagnare credito, non c’è alcuna paura di perdere il proprio potere, che ci fa aggrappare ad esso. Quando possiamo essere in totale quiete, abbiamo tutto il potere che ci serve.”
POTERE ATTRIBUITO e POTERE FORMALE
Quando una persona attribuisce potere ad un altro anche quando questi se ne sente privo, il potere è qualcosa che appartiene più alla mente dell’osservatore. Questo succede naturalmente quando siamo piccoli e attribuiamo potere ai genitori, che lo posseggono effettivamente e in modo concreto su di noi. Il punto è che spesso lo attribuiamo a loro anche quando siamo adulti e la relazione con i nostri genitori dovrebbe essere paritaria, tra adulti.
Oppure anche quando attribuiamo potere al proprio coniuge: questo accade perché è facile che portiamo i nostri bisogni di dipendenza nelle relazioni intime dell’età adulta.
In modo non realistico possiamo attribuire potere a noi stessi come ad esempio nelle manie di grandezza. Ancora più comuni, e infide, sono quelle convinzioni segrete, nascoste agli altri, che riguardano se stessi come esseri perfetti, aventi capacità, saggezza o moralità superiori agli altri.In entrambi i casi, che il potere attribuito riguardi se stessi o gli altri, diventa distruttivo nelle relazioni significative nel momento in cui suscita sentimenti come l’invidia, il risentimento e la paura.
Quando il potere è designato in virtù di posizione con lo scopo di consentire ad un sistema sociale di funzionare in modo coordinato al raggiungimento di obiettivi comuni, come ad esempio il potere oggettivo di governi, istituzioni, datori di lavoro ecc., si parla di potere formale. Purtroppo succede che in certi casi coloro che detengono potere formale a loro conferito, ne abusino perché sovraccaricato della loro onnipotenza illusoria percepita o desiderata. I loro comandi possono così ammantarsi di zelo messianico pericoloso per il bene comune. Nella vita lavorativa, il potere attribuito può sovrapporsi al potere formale, influenzando l’atteggiamento e il comportamento verso chi detiene tale potere formale, come capita quando un sottoposto trasferisce in modo inappropriato sul proprio superiore la collera che prova verso un genitore, con risultati deleteri in termini di carriera e di difficoltà lavorative.
Bibliografia: Althea Horner, Il Desiderio del Potere e la paura di possederlo, Astrolabio
Immagine: Alexey Makhinko on Pexels
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