Uno degli ostacoli che si presentano spesso quando ci apprestiamo a fare qualcosa che ha a che fare con il sondare chi siamo, o col metterlo alla prova, è l’apparizione immediata delle resistenze.
Quando nella coscienza si materializza una vaga visione di chi potremmo essere realmente, al di là delle rappresentazioni che ci siamo costruite, e di chi potremmo diventare realizzando la nostra essenza, ecco comparire il dialogo interiore che invalida quelle immagini: una ridda di voci provenienti dal nostro “tribunale interno” popolato da figure che emergono da un passato così lontano da non aver più ricordo della loro origine, o tali da non riuscire più a individuarle.
Ecco comparire le paure, i dubbi, l’auto-sarcasmo, l’auto-sabotaggio e le fughe: nel cibo, nello shopping, nel lavoro compulsivo, nel web-surfing, nelle attività ludiche o sportive (per non menzionare fughe più gravi, come l’alcool, le droghe o altri comportamenti rischiosi).
Ciò che importa è riempire ogni spazio libero nell’agenda, o quello nella mente quando rimuginiamo cadendo nel vortice del pensiero catastrofico. Tutto pur di evitare di fermarci e rischiare di confrontarci con il silenzio e il vuoto!
Dobbiamo stare attenti a tutte quelle attività che diventano una sorta di dipendenza e di diversivo, abitudini che non ci portano a niente e da nessuna parte. Perché ogni volta che indulgiamo perdendoci in queste attività, stiamo fuggendo dalla nostra chiamata: il nostro vero lavoro, il nostro destino, il dovere (e piacere) di sviluppare il nostro più alto e vero Sé.
Picture credits: Kai Pro on Pexels
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